La guerra in Ucraina e le sue conseguenze. Il commento di Angelo Frigerio

2022-02-24T10:49:34+02:0024 Febbraio 2022 - 10:49|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

Kiev – Alle 4 di questa mattina è cominciata l’invasione delle truppe russe in Ucraina. Notizie di scontri con armi da fuoco, bombardamenti, esplosioni continuano ad susseguirsi in un crescendo wagneriano da cavalcata delle Valchirie. Immediate le reazioni a livello economico. Le ripercussioni più forti si sentono subito sul comparto delle materie prime. Il petrolio, in primo luogo: il Brent supera la soglia critica dei 100 dollari  (101,26 dollari a barile). Il gas è alle stelle (+41%). Volano i prezzi dei cereali e il costo del grano, di cui l’Ucraina è uno dei principali paesi produttori ed esportatori, sale del 5,90%. Il problema è anche la penuria di prodotti. L’olio di girasole, tanto per fare un esempio, fondamentale per le conserve e di cui l’Ucraina è grande produttore, è sparito dalla circolazione lasciando sguarnite le imprese di trasformazione (carciofini e altri prodotti sott’olio). Aumentano anche soia (+2,87%), mais (+5,47%) e avena (+4,81%). Il rublo crolla a picco. Le Borse vanno a picco con Mosca che perde il 38% e Milano il 4%.

La tempesta perfetta

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Illuso chi si aspettava che un Macron o, peggio, un Di Maio avrebbero potuto fermare Putin. Lo zio Vowa, come lo chiamano in Ucraina, aveva deciso da tempo la sua strategia e il suo temporeggiare era solo dovuto al fatto di preparare in modo meticoloso l’invasione. La stupidità di Biden ha fatto il resto. Le prove di forza muscolare del presidente americano, a distanza di sicurezza lontano ‘mille miglia’, non hanno fatto altro che far incazzare Putin. Nessuno l’ha scritto ma l’Ucraina deve mille miliardi di dollari alla Russia. Dal 1989, come ricorda il professor Fabrizio Pezzani della Bocconi, ha praticamente vissuto alle sue spalle. Ora il suo presidente vuole tagliare il cordone ombelicale che lo legava a Mosca. Gettandosi nelle ‘amichevoli’ braccia degli americani. Ma Putin, che è russo ma non è un pirla, non ci sta. Quindi, ancora una volta, è una questione di soldi e di potere. In mezzo ci siamo noi europei. Che abbiamo fatto e continueremo a fare la figura dei fessacchiotti. Legati mani e piedi al gas russo, abbaieremo alla luna, salvo poi rientrare nelle nostre comode cuccette. Il pensiero va ora ai milioni di profughi – uomini, donne e bambini – di cui dovremo farci carico. Prepariamoci ad accoglierli. Sono i parenti di quelle badanti che hanno curato i nostri cari anziani e malati. Ora tocca a noi.

Angelo Frigerio

 

 

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