Asti – “L’idea delle Dop andava bene 100 anni fa. Adesso creano economia asimmetrica”. Lo ha affermato il professor Julian Alston, dell’Università della California, intervenuto all’incontro ‘La riforma delle Denominazioni d’origine: opportunità e criticità’.
Si è parlato dei vini a Denominazione d’origine e dei disciplinari che ne regolano la produzione. Come riporta il quotidiano Italia Oggi, secondo Alston “le Dop pongono restrizioni, che impattano con il mercato”. Negli Stati Uniti, invece, “si sono sviluppati i Marchi collettivi, che rappresentano la reputazione del produttore”. Davide Gaeta, professore presso l’Università di Verona, ha aggiunto: “Se le restrizioni aumentano i costi, dobbiamo vedere se gli effetti di questo aumento sono compensati dalla domanda”.
Marco Alessandro Bani, direttore del consorzio Chianti Docg, ha commentato: “Il disciplinare di una Doc deve essere elastico e al passo con i tempi”. “Il vero problema”, secondo Matteo Ascheri, presidente del consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, “sono la burocrazia e tutte le sovrastrutture”. Loranzo Barbero, presidente del consorzio Asti Docg, ha parlato di “tempi biblici per modificare un disciplinare”.
