Macomer (Nu) – Da diversi giorni si è aperto un dibattito, tra i produttori di Pecorino Romano, sulla razza delle pecore da introdurre nel nuovo disciplinare di produzione della Dop. Un dibattito tanto acceso che il Consorzio è intervenuto per placare gli animi con una nota, in cui vengono chiariti due concetti necessari a comprendere la questione.
Innanzitutto, nel disciplinare non sono previste limitazioni di razza. Per la prima volta, con la proposta di modifica, si suggerisce di stabilire che almeno il 90% del latte debba provenire da pecore di razza autoctona. Inoltre, è stato il ministero dell’Agricoltura a intervenire sulla proposta di esclusività delle razze autoctone, avanzata a gennaio 2020, consigliando al Consorzio di prevedere un margine di contaminazione per consentire agli allevatori e ai trasformatori di lavorare in tranquillità.
Dal dibattito all’interno del Cda, che si è sviluppato dopo le osservazioni del ministero, è emersa una serie di considerazioni. Intanto, la produzione di Pecorino Romano non interessa solo il territorio della regione Sardegna, ma anche il Lazio e la provincia di Grosseto, dove la presenza di razze esogene è più significativa. Questo aspetto, per il Consorzio, deve essere tenuto in considerazione. Inoltre, i disciplinari delle maggiori Dop italiane non prevedono vincoli di razza.
La questione sarà risolta il prossimo 12 gennaio, quando di riunirà l’assemblea e discuterà le tre possibili alternative. Vale a dire: l’inserimento nel nuovo disciplinare del vincolo di razze autoctone con tolleranza zero per le razze non inserite nella lista ufficiale; l’inserimento del vincolo di razze autoctone con una percentuale di tolleranza da definire e approvare; e il mantenimento dell’attuale disciplinare, con possibilità di applicare un rigido regolamento per una produzione ottenuta dall’utilizzo di latte proveniente unicamente da razze autoctone (Razza Sarda, Vissana, Sopravissana, Comisana ecc.).