Di Luigi Rubinelli
Alimentando ha già dato notizia dell’uscita di Lidl da Federdistribuzione (leggi qui).
Il presidente di Lidl, Massimiliano Silvestri, è stato categorico:
- nessuno aveva mai usato simili parole nei confronti dell’Associazione, Silvestri ha usato un linguaggio crudo, diretto, di rottura,
- Lidl dice di essere uscita per dare risposte concrete e immediate ai suoi 22mila dipendenti e al loro potere di acquisto,
- le dinamiche arenate del rinnovo del contratto esulano dai bisogni dei lavoratori,
- l’immobilismo di Federdistribuzione non giova a nessuno,
- Lidl applicherà il contratto rinnovato di Confcommercio.
Fino a qui il comunicato di Lidl e le parole del suo Presidente.
Lidl è una catena di discount-supermarket, azienda italiana, controllata dalla tedesca Holding Schwarz. Ovviamente Silvestri si è confrontato con il suo azionista che gli ha dato il suo consenso ad agire.
Perché lo ha fatto?
Perché un’azienda, soprattutto oggi, ha bisogno di certezze e non di attendismo, con giochi di parole e azioni da struzzo. Lidl ha un piano di aperture e di rinnovo dei punti di vendita importante, ha bisogno di serenità al suo interno, ha bisogno che i suoi lavoratori si sentano protetti in tutti i sensi, e soprattutto siano giustamente remunerati per gli sforzi che stanno facendo e che l’azienda gli chiede.
È una lezione esemplare questa rottura di Lidl perché:
- arriva da un discount-supermarket e non da una catena storica,
- insegna quali siano le priorità nei rapporti con i lavoratori ma anche con il sindacato,
- indica in Confcommercio un modo moderno e più adeguato di operare,
- Lidl ha scelto di rinnovare il contratto come ha già fatto Coop e una parte di Conad che applica il contratto di Confcommercio.
Ci permettiamo di aggiungere che:
- le aziende della Gdo arrivano da tre anni di utili consistenti, basta vedere la crescita delle vendite a valore rispetto a quelle a volume,
- quindi c’erano le risorse finanziarie per rinnovare velocemente un contratto scaduto da quattro anni,
- i sindacati si aspettavano così un rinnovo non agevolato, ma sicuramente meno muro contro muro,
- una azienda di commercio deve guardare con attenzione ai bisogni e ai desideri dei consumatori, in primis, non c’è dubbio, ma deve anche ascoltare i bisogni dei suoi lavoratori che nei due anni di inflazione hanno perso potere di acquisto come tutti i cittadini e i consumatori italiani,
- Federdistribzione ha giustamente cercato negli ultimi anni una visibilità politica che le è sempre mancata, ma così facendo non agevola una transizione da Federazione simil bottegaia verso una Federazione moderna e consapevole,
- ci vuole meno egoismo e più altruismo nel mercato d’oggi, e soprattutto ci vogliono bilanci di sostenibilità più veritieri quando si parla di impatto sociale, soprattutto di impatti in casa propria, parlando di politiche del lavoro,
- probabilmente Lidl non ha avuto molti benefici dal suo ingresso in Federdistribuzione e questa uscita lo dimostra,
- per una volta tanto Confcommercio si è dimostrata più lungimirante e fresca di idee di Federdistribuzione.
Per concludere: chapeau a Lidl e al coraggio dimostrato.