Milano – Produrre latte in montagna è sempre più dispendioso. Tanto che in Alto Adige, solo nell’ultimo anno, hanno chiuso 150 stalle. In Lombardia, invece, sono a rischio chiusura oltre 500 allevamenti montani. A riportare il dato è Il Sole 24 Ore. Sarebbero tre i principali fattori di rischio per la sopravvivenza delle stalle in altura. Il primo è legato al costo del gasolio agricolo, che incide notevolmente sul prezzo finale del latte, in quanto i camion di raccolta devono percorrere molti chilometri nelle vallate. A gravare sulla sopravvivenza degli allevamenti di montagna sono poi le nuove norme europee sulla stabulazione libera, che, pensate per i grandi allevamenti di pianura, comportano dei costi che aziende di soli 20 o 30 capi non sono in grado di sostenere. Infine, oltre ai costi, grava sulla sopravvivenza delle latterie montane l’assenza di cambio generazionale: “E’ sempre più difficile trovare chi vuole lavorare con gli animali”, dichiara al quotidiano Giancarlo Rigoni, presidente del Caseificio Pennar di Asiago. Inoltre “per aprire una nuova stalla, ci vuole un investimento iniziale di un milione di euro: quale giovane riesce a sostenere una cifra di questo genere?”.
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