Confcommercio: in 10 anni chiusi quasi 100mila negozi

2023-02-28T12:16:34+02:0028 Febbraio 2023 - 12:16|Categorie: in evidenza, Retail|Tag: , , |

Milano – Negli ultimi 10 anni il commercio al dettaglio ha conosciuto una significativa crisi, e tutt’ora non si arresta la desertificazione dei quartieri con la chiusura dei negozi più legati al commercio tradizionale. A riportarlo è l’analisi ‘Demografia d’impresa nelle città italiane’ dell’Ufficio studi di Confcommercio. Dal 2012 al 2022 dalle vie delle città italiane sono scomparsi più di 99mila negozi, e il commercio ambulante ha perso altre 16mila imprese. Nel decennio, la mortalità ha colpito chi vende libri, giocattoli o mobili, ferramenta e distributori di benzina con una flessione intorno al 30%. Il fenomeno riguarda anche i negozi di calzature e abbigliamento, diminuiti di poco più di un quinto, quelli di alimentari (-7,6%) e i tabaccai (-3%). La densità commerciale è passata dai nove negozi ogni 1.000 abitanti del 2012 ai 7,3 del 2022, con una flessione di quasi il 20%. In tutta Italia soffrono soprattutto le periferie e i centri storici: nelle città lombarde, esclusa Milano, le cessazioni sono state 1.500 con un trend accentuato proprio nei centri storici (-19%) e nelle zone periferiche (-13%).

Alla desertificazione che avanza fa da contro altare la crescita delle attività del settore terziario trainate dal turismo. L’analisi di Confcommercio evidenzia infatti i settori legati al terziario in area positiva: le farmacie vedono un +12,6%, i negozi di computer e tlc un +10,8% e la ristorazione un +4%. Le attività legate all’ospitalità trainate dalle piattaforme degli affitti brevi sono quelle interessate alla crescita maggiore, vedendo fino a un +43,3%.

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, commenta a Il Sole 24 Ore: “La desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso perché significa meno servizi, visibilità e sicurezza. Occorre accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi del Pnrr e il coinvolgimento delle parti sociali”.

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