Ovicaprini: in Italia, produzione a -1,8%, consumi a -3,4% a volume e -12% a valore

2022-06-09T09:51:45+02:009 Giugno 2022 - 09:50|Categorie: Carni|Tag: , |

Roma – In Italia prosegue il lento processo di contrazione del patrimonio ovino. Che, nel 2021, ha registrato un -1,8%. Negli ultimi cinque anni, in particolare, si sono persi 257 mila capi con la chiusura di 9.745 allevamenti, pari al 6,7% del totale. I dati, pubblicati da Ismea nell’ultimo report ‘Tendenze e dinamiche del settore ovicaprino’, vede anche una significativa perdita dei consumi domestici. La flessione, ormai strutturale, conferma una dinamica negativa nel 2021: -3,4% per i volumi e -12% per la spesa. Una situazione che si protrae anche nel 2022, poiché i volumi esitati nel canale retail nei primi tre mesi dell’anno sono stati inferiori a quelli dei due anni precedenti quando la chiusura della ristorazione aveva costretto a maggiori consumi tra le mura domestiche. Sul fronte del commercio, per il terzo anno consecutivo le importazioni di ovini vivi risultano in contrazione (-11,4% tra il 2021 e il 2020, portando al -34% la tendenza nel quinquennio). L’Ungheria rimane il principale fornitore di capi vivi con una quota del 42%. Sul fronte delle importazioni di carne il 2021 ha segnato, invece, un incremento del 4,5% dopo l’importante flessione del 2020 (-21,3%). Nell’arco del quinquennio i volumi importati sono comunque in contrazione del 7%. Quali le prospettive per il settore? Secondo Ismea, una delle poche opportunità create dalla pandemia è che ora la logistica ha costi tali da rendere meno convenienti le importazioni di agnelli e carni dall’estero, con una predilezione maggiore per il mercato nazionale. Detto ciò, il settore ovicaprino mantiene le sue criticità strutturali: alti costi di produzione; bassa resa al macello per capo; forte stagionalità della domanda; bassa propensione all’innovazione di prodotto; difficoltà di ingresso in nuovi mercati emergenti.

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