Peste suina, la preoccupazione di Rudy Milani (Confagricoltura)

2023-03-07T16:43:00+02:008 Marzo 2023 - 08:30|Categorie: Carni, in evidenza, Salumi|Tag: , , |

Roma – “Siamo molto preoccupati perché la mappa dei contagi si sta spostando verso le zone suinicole più vocate e perché non condividiamo l’approccio del Governo di affidare la gestione del problema della Psa alle Regioni”. Questo il duro commento di Rudy Milani, presidente federazione nazionale di prodotto suinicoltura di Confagricoltura. “È in gioco la sopravvivenza di un comparto dell’agroalimentare italiano di qualità che vale, solo alla produzione 10 miliardi di euro“, ha proseguito Milani.

Il bilancio della strategia attuata finora è tutt’altro che positivo: “Nei tredici mesi all’interno dell’area rossa, la zona ad alta positività, si è visto che i casi di positività alla Psa dei cinghiali sono raddoppiati. Abbiamo cominciato il 6 gennaio scorso con i 114 Comuni inseriti nell’area rossa, oggi abbiamo anche due Comuni dell’Emilia Romagna in area rossa, a cui si sono aggiunti i 10 Comuni della provincia di Cuneo inseriti in area buffer. Questo sta dimostrando l’inefficacia delle reti di contenimento. E non reggono non perché i cinghiali le abbattono, ma perché i cancelli vengono aperti e non chiusi o le reti vengono addirittura portate via per recuperare il materiale utilizzato. Sulla questione delle reti di contenimento è l’ora di smetterla di raccontarci delle frottole”.

Inoltre, “il 95% delle positività deriva da segnalazioni” e non da sorveglianza attiva. “Questo significa che nessuno, oggi, va alla ricerca del cinghiale infetto e anche che le azioni di depopolamento annunciate non si sono mai tradotte in interventi concreti. In un recente incontro al ministero si è scoperto che la maggioranza degli abbattimenti sono stati eseguiti in Lombardia, unica regione che si è mossa in questa direzione per ridurre il rischio di trasmissione del contagio”.  Milani ha sottolineato anche la portata di una eventuale diffusione della Psa: “Se la mappa dei casi di positività dovesse allungarsi verso ovest potrebbe coinvolgere la provincia di Cuneo che conta 1 milione di animali allevati. Se, invece, dovesse spostarsi verso est, come sta succedendo, e avvicinarsi alla provincia di Parma, dov’è anche il Comune di Langhirano, è a rischio l’export dei Prosciutti di Parma, pari al 30% del totale della produzione della provincia”.

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