Selex, l’unità nella diversità

2024-03-28T11:00:01+02:0028 Marzo 2024 - 12:40|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Retail|Tag: , |

Il gruppo continua a crescere grazie a una compagine di soci diffusa capillarmente sul territorio. La Mdd, che segna un +18%, resta un asset strategico. I formati distributivi più dinamici. Il giudizio sul delivery. Intervista a Maniele Tasca, direttore generale.

Nel 2023 Selex ha chiuso con un fatturato che sfiora i 20 miliardi, mentre Conad ha chiuso a 20,2 miliardi. Il 2024 sarà l’anno del sorpasso?

Più che essere leader, ci interessa affrontare al meglio il 2024. E purtroppo le previsioni per l’anno in corso non sono positive, quindi siamo concentrati prima di tutto su come far fronte alle criticità del periodo. Nei primi due mesi dell’anno registriamo un trend positivo (+3,4% a valore), ma in un mercato che si ferma a +0,4% a valore (e volumi in calo del -2,4%). Rischiamo di avere uno scenario in cui il consumatore punta solo a risparmiare, e questo potrebbe penalizzarci.

Quali sono i risultati del gruppo a volume e quali superfici e aree geografiche hanno performato meglio?

Il gruppo Selex ha chiuso il 2023 con un +11% a valore e +5% a volume. A livello di canali di vendita, sono soprattutto i superstore e i supermercati a performare meglio, quindi superfici tra i 1.000 e 2.500 mq. Però anche nei ‘mini-iper’, entro i 4.500 mq, continuiamo ad avere risultati positivi. In termini geografici, l’area 4 (Centro Sud) da un paio d’anni performa meglio del Nord Ovest e del Nord Est, ma è una dinamica di mercato più generale.

Quanto vale la Mdd?

È cresciuta in maniera importante, con un incremento del +18% nel 2023. Abbiamo così raggiunto una quota superiore al 20% nelle categorie di presenza, ma con un tasso di variazione diverso nel gruppo: cinque soci sono tra il 25 e il 30%, mentre altri sono più vicini al 14-15%. Dipende un po’ dalle politiche commerciali.

Quanto incide il primo prezzo in questo segmento?

Molto poco. Sono presenti circa 50 referenze, mentre anni fa erano 130-140. In termini di incidenza, siamo oggi al 2%. È una scelta di posizionamento chiara: cerchiamo di avere un prezzo di ingresso competitivo con la marca privata mainstream (Selex, Consilia, Vale) che incide per il 77%. Un prezzo verificato preliminarmente con l’insegna di riferimento sulla piazza e anche con il discount.

Pensate di arrivare a coprire tutto il territorio nazionale a breve?

Siamo presenti in 100 province su 109. Ci manca un po’ di Alto Adige, la Calabria e altre aree. Abbiamo comunque una concentrazione storica in alcune regioni, mentre su altri territori potremmo incrementare la nostra presenza. In particolare, mi viene in mente la Toscana, che non è priva di concorrenti, anzi…

I superstore stanno andando molto bene, vero?

Sì, devo dire che siamo molto contenti. Ormai il nostro target di superficie minimo è 1.200-1.300 mq, l’ideale tra 1.500 e 2.000. In certi casi anche 2.500 o 3.000. Questo è il range. Che poi cambia in funzione del territorio. Il fatturato a pdv oscilla tra un minimo di 8-10 milioni fino a 25-30 milioni, a seconda delle location e delle metrature.

A quanto ammontano le vendite al mq?

Una media di 7mila euro, ma dipende sempre dal territorio. Soprattutto le nuove aperture hanno quasi tutte un target dai 7mila euro in su. Resta il fatto che c’è ormai una densità distributiva enorme, quindi sono obiettivi non sempre facili; rispetto ad alcuni anni fa è più complicato portare i pdv a regime.

L’ipermercato ha ancora un senso come tipologia di vendita?

Per noi sì. Abbiamo molte soluzioni di ipermercati da 4.000-4.500 mq che, inseriti nel contesto giusto, funzionano davvero bene. Emisfero, per esempio, ha una quindicina di iper che vantano ottimi risultati. Lo stesso vale per Galassia, per il Gigante in certi territori. Altri soci, come Dimar, hanno un paio di superfici con questa estensione, sempre con buoni riscontri.

Mi commenti questa affermazione: “La consegna a domicilio è in perdita, ma bisogna farla”.

Non è obbligatorio farla, ma è un servizio importantissimo per il cliente. E, a tendere, sarà presente su quasi tutto il territorio italiano. Se il cliente non trova il servizio che cerca, andrà altrove. E questo non va bene. Ma il servizio va valutato in funzione del risultato complessivo del negozio: si può anche ‘tollerare’ che sia in perdita se serve per fidelizzare il cliente. Inoltre, questa logica va rapportata al territorio: oggi abbiamo zone in cui la consegna a domicilio è essenziale, mentre in altre non è indispensabile, oppure è oggettivamente molto complicata da attuare. Va inoltre detto che il servizio click and collect, invece, è particolarmente apprezzato e può essere messo in pratica con costi più ragionevoli.

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