Tassa sulle emissioni di Co2: prezzi più che raddoppiati negli ultimi due anni per le aziende italiane

2023-09-07T10:39:28+02:007 Settembre 2023 - 10:39|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , |

Roma – L’Emission trading system (Ets), il sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, ha raggiunto prezzi vertiginosi. Il ‘certificato verde’ avviato nel 2005 – per cui ogni operatore dei settori più energivori ha un tetto massimo di emissioni di Co2 consentite, oltre le quali deve acquistare sul mercato le quote mancanti per compensare la Co2 prodotta -, ha infatti raggiunto gli 82 euro a tonnellata. Dieci anni fa, nel 2013, il prezzo si aggirava ai quattro euro, nel 2019 era a 20 e all’inizio del 2021 a 40. Negli ultimi due anni, quindi, il prezzo è più che raddoppiato. Tra le cause, la crescita del prezzo dell’anidride carbonica, ma anche, secondo alcuni operatori, l’annuncio della graduale eliminazione delle quote gratuite destinate agli operatori a maggior rischio di delocalizzazione – come previsto dalla riforma dell’Ets approvata lo scorso aprile dal Consiglio Ue -.

È alta la preoccupazione delle aziende. Come riporta Il Sole 24 Ore, per alcune industrie, come quella del cemento, le quote Ets rappresentano il primo fattore di costo. Per altre, come quelle della carta, non esistono soluzioni alternative all’uso del gas per la produzione di energia elettrica e per lo sviluppo di quella termica. “Pagare le emissioni di Co2 senza che queste risorse vengano indirizzate allo sviluppo di soluzioni alternative non aiuta la transizione, ma aumenta il già significativo divario competitivo con altri Paesi”, spiega Michele Bianchi, presidente di Federazione Carta Grafica. Il rischio per molti è che si vada verso una delocalizzazione delle imprese. “Il prezzo degli Ets ha un impatto negativo. Diventa sempre più difficile investire per crescere”, spiega Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica. “Per esempio, per aggiungere un forno in più bisogna comprare quote. È una tassa ideologica, che non è utile alla transizione energetica, ma rischia di provocare una forte delocalizzazione, favorendo la produzione all’estero, come in America dove non ci sono le quote Ets il gas costa meno”.

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