“Vogliamo progettare il cibo che vendiamo”

2023-12-15T11:58:54+02:0015 Dicembre 2023 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Retail|Tag: , , |

In un incontro presso la sala stampa della Camera dei deputati, Giangiacomo Ibba e Roberto Comolli di Crai spiegano la visione dell’insegna. Che, grazie alla controllata Food 5.0, punta in cinque anni a raggiungere una quota di proprie produzioni pari al 50% del carrello dei clienti.

Di Andrea Dusio

Crai porta alla Camera dei deputati la propria visione della trasformazione del ruolo della distribuzione nelle produzioni locali. Nell’ambito di un incontro che si è tenuto il 13 dicembre presso la sala stampa di Montecitorio, si è discusso delle filiere del gusto di Crai e di Food 5.0, società del gruppo responsabile della progettazione dei prodotti a marca privata.

La tavola rotonda, introdotta e moderata dall’onorevole Calogero Pisano, segretario XIV Commissione Politiche Unione Europea, ha visto la partecipazione di Giangiacomo Ibba, amministratore delegato di Crai, di Roberto Comolli, direttore generale Food 5.0, e dell’onorevole Martina Semenzato, che ha promosso una legge sul body shaming legato ai disturbi alimentari.

“La distribuzione è un mestiere molto complesso. Presuppone dimensione, tecnica, grandi capacità nel realizzarlo. Ha alti costi ed è tendenzialmente a basso margine”, ha spiegato Ibba. “Circa due anni fa abbiamo pensato di rimettere al centro della catena distributiva il cibo. Negli ultimi vent’anni, soprattutto con l’avvento dei grandi player stranieri, ci si era focalizzati su negoziazioni, sconti e un rapporto con l’industria finalizzato ad abbassare il prezzo. Noi abbiamo voluto tornare a concentrarci su ciò che vendiamo, perché il cibo non è una commodity. E una catena come la nostra deve pensare anzitutto al cibo, mettendolo al centro della propria proposta commerciale. Abbiamo dunque cominciato a lavorare su due direttrici: territorio e salute. Se vogliamo fare parte di una comunità, prima di tutto dobbiamo dare spazio ai prodotti territoriali. Possiamo aiutare i produttori a migliorarsi e sostenerli nello sviluppo della qualità. L’altra direttrice è appunto la salute, a partire dal connubio tra cibo sano e cibo buono. Nella progettazione dei nostri prodotti, dunque, abbiamo lavorato molto su ingredienti e processi, così da garantire un cibo buono, sano e accessibile a tutti”.

Roberto Comolli ha dato recentemente alle stampe il libro ‘Il mio cibo. Storia di un manager del gusto’. È dunque partito proprio dai contenuti del volume per definire ancor meglio i nuovi obiettivi di Crai. “L’ambizione è quella di governare la produzione senza avere le industrie. Vogliamo progettare noi i cibi e individuare qualcuno che possa realizzarli. In questo modo ci scostiamo dall’approccio più diffuso, basato su promozioni e prezzo. L’obiettivo è avere nel carrello dei clienti, entro cinque anni, almeno il 50% dei prodotti realizzati da noi. Progettare il cibo vuol dire anche inventarsi prodotti che non esistono ancora: la distribuzione deve essere padrona di quello che vende. Anche attraverso nuove tecniche di vendita, l’attenzione all’etica, e la capacità di andare incontro alla riduzione del budget alimentare, con prodotti che siano dignitosi da tutti i punti di vista. Non è più sufficiente prendere un prodotto e marchiarlo, ma occorre essere presenti nella produzione. Con contenuti e idee innovative”.

Stimolato dal direttore di Alimentando, Angelo Frigerio, presente all’incontro romano, Ibba si è infine soffermato sul rapporto tra distribuzione e politica. “Più che fare richieste, noi dobbiamo far sì che la politica capisca l’importanza del nostro settore. La distribuzione ha un grande ruolo, a partire dalla cultura del cibo. Noi stiamo lavorando alla formazione dei nostri addetti, perché conoscano davvero quel che vendono. I governi di altri Paesi, come la Francia, hanno lavorato in stretta sinergia con la distribuzione, sino a fare del cibo il motore dell’export. In Italia non siamo stati oggetto della stessa attenzione. Il punto di partenza è dunque far sì che il nostro valore venga compreso sino in fondo”.

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