Di Luigi Rubinelli
A Berlino in molti parchi, a corona del cesto dei rifiuti, esistono questi sospensori dove le persone mettono, all’esterno del cesto, le bottiglie a rendere.
Le persone che se la passano male le raccolgono e le portano direttamente ai punti di ritorno dei vuoti nei supermercati e alla fine della giornata hanno raccolto un po’ di soldi, in pratica lavorando, per sbarcare il lunario.
Questa raccolta permette di:
. allargare il ritorno dei vuoti,
. dare dignità alle persone in difficoltà,
. tenere puliti i parchi,
. dare un senso sociale al consumo e alle comunità per davvero.
Settimana scorsa Alimentando ha pubblicato un articolo sul vuoto a rendere. Alcune persone della retail community hanno commentato pubblicamente, altri mi hanno contattato privatamente e hanno addotto alla loro contrarietà a inserire le macchine per il vuoto a rendere varie scusanti:
. è un costo, elevato, in più,
. non abbiamo i locali idonei,
. non c’è una cultura del reso in Italia, soprattutto nel sud Italia,
. e altro ancora.
Va tutto bene, madama la marchesa, ma l’ambiente è sottosopra o no? Si può fare ancora qualcosa per questa terra da noi maltrattata, stante che siamo noi a soffrire, la terra, comunque se la caverà.
A cosa serve pubblicare bilanci di sostenibilità che, a essere benevoli, sono green washing e a pensar male, molti dati appaiono edulcorati?
Cari retailer, ma anche cari produttori: serve un pensiero strategico individuale e comune per affrontare il cambiamento climatico. I consumatori, i cittadini, vi ringrazieranno sentitamente, statene certi.
Partite a pensare da questo esempio di Berlino: ne vale la pena.