• Prezzo della carne

Italia agli ultimi posti in Ue per consumo di carne

2023-06-08T15:23:16+02:008 Giugno 2023 - 14:48|Categorie: Carni, in evidenza|Tag: , , , , |

Roma – L’Italia è agli ultimi posti in Europa per consumi di carne pro capite. Secondo i più recenti dati Ismea, che prendono in considerazione i ‘consumi apparenti’, quelli che includono nel computo anche ossa, tendini e grasso dell’animale, nel nostro Paese si mangiano circa 65,3 Kg pro capite di carne all’anno, fra pollo, suino e bovino, poco meno di 33 kg all’anno per persona se si considerano i ‘consumi reali’, cioè quelli al netto delle parti non edibili. E’ quanto emerso oggi durante la conferenza stampa di presentazione del volume ‘Carni e salumi: le nuove frontiere della sostenibilità’, scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina. Il libro è edito da Franco Angeli con il contributo di Carni Sostenibili, organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi italiani con lo scopo di promuovere un consumo consapevole e la produzione sostenibile degli alimenti di origine animale.

Elisabetta Bernardi, biologa nutrizionista e specialista in Scienze dell’alimentazione, ha sottolineato il valore delle proteine animali nella nostra alimentazione e ne ha ricordato anche l’alto valore nutrizionale. La ricercatrice ha poi aggiunto: “Una recentissima revisione della letteratura pubblicata su Nature Medicine sottolinea quanto siano deboli e insufficienti le evidenze per formulare raccomandazioni conclusive sul consumo di carne rossa”. Secondo gli autori dello studio, infatti, la carne rossa non costituisce un rischio per la salute, come del resto già evidenziato da altre pubblicazioni quali lo studio Pure, condotto su 164mila partecipanti, che ha dimostrato che il consumo di quantità moderate di carne non trasformata non aumenta il rischio di patologie cardiovascolari né ha conseguenze sulla mortalità.

Sugli impatti ambientali della carne, Elisabetta Bernardi ha affermato: “Le stime dell’impronta ambientale degli alimenti si basano principalmente su Kg di prodotto quale unità funzionale, non considerano invece la loro capacità di coprire i fabbisogni nutrizionali umani”. “Quando viene calcolata l’impronta ambientale di un alimento di origine vegetale o animale, considerando la capacità di questo alimento di coprire i fabbisogni umani di aminoacidi essenziali, l’impronta ecologica degli alimenti di origine animale – sia come uso del suolo, sia come emissioni di gas a effetto serra – è pressoché simile o addirittura inferiore a quella relativa alla produzione di proteine vegetali, a eccezione della soia, che però non è nella tradizione mediterranea”. “Per coprire i fabbisogni in aminoacidi essenziali con gli alimenti di origine vegetale – ha concluso l’esperta – abbiamo bisogno di quantità maggiori, con conseguente maggiore uso di suolo e maggiori emissioni di gas a effetto serra”.

 

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