• Grana Padano

“Proteste e trattori? I nostri allevatori non avrebbero granché da rivendicare”

2024-02-16T13:24:56+02:0016 Febbraio 2024 - 13:24|Categorie: Formaggi, in evidenza|Tag: , , |

“I conferenti di latte per il Grana Padano sono i meglio retribuiti al mondo”: parola di Stefano Berni, direttore del Consorzio. Con cui abbiamo parlato di manifestazioni e di futuro nel mondo agricolo.

di Angelo Frigerio

“Giuseppe Verdi non sarebbe andato in piazza con un trattore!”. A parlare è Stefano Berni, direttore del Consorzio del Grana Padano. E che cosa c’entra la Dop più consumata al mondo con il grande compositore del Nabucco? Il fatto non è noto ai più, eppure Verdi, che visse lunga parte della sua vita nel piacentino, è stato anche imprenditore agricolo: allevava vacche e, con il loro latte, produceva formaggio grana. Ma, se fosse vissuto ai giorni nostri, “non avrebbe avuto alcuna ragione di manifestare!”, ironizza Berni. Infatti, “nella storia del Grana Padano, per le cooperative e le loro stalle, non ci sono mai stati risultati altrettanto positivi come negli ultimi tre anni”. Eccoci allora a parlare di proteste e futuro nel mondo agricolo in un’intervista esclusiva.

Giuseppe Verdi a parte, qual è il suo punto di vista sulle recenti manifestazioni del mondo agricolo?

Trovo che le rivendicazioni degli agricoltori non siano nuove rispetto a quanto emerso nelle ultime assemblee di Confagricoltura, Coldiretti e Cia. Hanno, però, il merito di aver attirato l’attenzione dei media e di aver sollecitato la politica a prendere provvedimenti più velocemente. E così è accaduto.

Ci faccia un esempio.

La riduzione dell’Irpef, lo stralcio dai sistemi inquinanti della zootecnia italiana e l’eliminazione delle terre a riposo erano già state chieste anche da Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Per un’azienda di dimensioni medie, l’Irpef si aggira intorno a poche centinaia di euro all’anno. In capo alla protesta, vorrei anche sottolineare un dato inconfutabile… Prego. Gi allevatori che producono latte per il Grana Padano non hanno nulla granché da rivendicare.

Per quale ragione?

Ai nostri allevatori, che pure hanno costi superiori, il latte viene pagato al prezzo più alto al mondo tra le stalle che producono latte da vacche alimentate con silomais. Partiamo con una considerazione: l’allevatore che vende il proprio latte da Grana Padano all’industria è meglio remunerato, grazie all’esistenza di incentivi, di chi ne fornisce per la produzione di latte alimentare o formaggi generici molli. Inoltre, il 65% della Dop è prodotto da cooperative e oltre 2.500 delle 4mila stalle del Grana Padano sono loro socie. Il margine industriale, negli ultimi anni, è stato tra i più elevati del sistema agroalimentare italiano. Sarebbe dunque un ossimoro vedere in piazza un allevatore conferente al Grana Padano, soprattutto se socio di una cooperativa. E infatti queste stalle non protestano per la loro condizione ma, semmai, per solidarietà con colleghi agricoltori in difficoltà. Inoltre, il principio dell’equa correlazione è un caposaldo del nostro sistema.

Si spieghi meglio.

All’interno del piano produttivo del Grana Padano, che è la chiave del successo della nostra Dop, è prevista l’equa correlazione. Perché il piano produttivo rimanga in vigore, alcune società, tra cui Nomisma, devono certificare che esiste un’equa correlazione tra il prezzo del latte pagato alla stalla e il valore del formaggio venduto all’ingrosso. Questo strumento garantisce che a tutte le 4mila stalle conferenti – non solo quelle socie di cooperative – venga riconosciuto un equo compenso, a fronte di maggiore impegno e maggiori costi per quanto riguarda, ad esempio, l’alimentazione degli animali e la gestione delle stalle.

Deduco che fare l’allevatore conviene. Quindi se suo figlio volesse oggi fare l’agricoltore, lo sosterrebbe?

Faccio una premessa. La mia storicamente non è una famiglia di agricoltori. Mio figlio ha 31 anni ed è avvocato, mia figlia, invece, ne ha 37 e lavora nel fashion. Non consiglierei loro di mollare tutto e fare gli agricoltori. Ma ai figli dei miei amici agricoltori direi che nei campi, introducendo tecniche moderne e illuminate, c’è un futuro.

Anche nel mondo del latte?

Certamente. C’è solo un problema: convincere le fidanzate degli allevatori a diventare comunque loro mogli! Stare con un allevatore non è facile: l’impegno in stalla è costante e richiede presenza 365 giorni all’anno. È, però, un lavoro dinamico, adeguatamente remunerato e che può essere modernizzato sfruttando l’intelligenza artificiale.

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