• Serenissima Ristorazione

Ristorazione collettiva in ginocchio. Pesano i contratti bloccati con la Pa

Roma – Contratti di fornitura a prezzi bloccati ma costi in vertiginoso aumento. È il dato che rischia di mandare l’industria della ristorazione collettiva “in default”, come spiega ad Affari e Repubblica Lorenzo Mattioli, presidente dell’associazione di categoria Anir Confindustria. Un settore che, ricorda, è fatto di centinata di aziende che erogano annualmente circa 1 miliardo di pasti. E che oggi, dopo il rincaro dei prezzi sui generi alimentari del 30% sperimentato nell’ultimo anno, stanno chiudendo i bilanci in sofferenza.

Circa il 75% dei contratti in essere, spiega il vicepresidente di Anir, Massimo Piacenti, non è infatti coperto da una clausola obbligatoria di revisione dei prezzi in quanto si tratta di accordi siglati sotto l’egida del Codice degli appalti del 2016. La sua riforma –  non applicabile ai contratti in essere – prevede invece che la revisione dei prezzi sia riconosciuta ma solo in presenza di aumenti superiori al 5%. Mentre sulla parte eccedente viene riconosciuto l’80%. “Per esempio con l’inflazione al 10% – spiega Piscenti – alle aziende verrebbero riconosciuti solo 4 punti. In un settore che prima del Covid aveva un Ebitda del 5%, che significa un utile netto intorno a zero virgola, questa soluzione è inadeguata”. Aggiunge Mattioli: “Nel nostro comparto i contratti hanno una durata minima compresa tra i tre e i cinque anni: se non si può mettere mano a questo, la situazione diventa catastrofica”.

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