Uiv: il paradosso dei low e no-alcol italiani che spopolano negli States (ma arricchiscono gli americani)

2024-02-08T12:56:27+02:008 Febbraio 2024 - 12:56|Categorie: in evidenza, Vini|Tag: , , , |

Roma – Per i consumatori americani rappresentano il 28% degli acquisti totali di prodotti vitivinicoli italiani negli Usa. Sono i prodotti low alcol: 651 milioni di dollari il fatturato nel retail americano nel 2023 per ‘rossi, bianchi, spumanti, prodotti aromatizzati’ tricolori classificati da NielsenIQ come vini poco alcolici (da 7 gradi in giù), in gran parte a fermentazione parziale oppure dealcolati. Il prezzo medio allo scaffale di quasi 16 dollari al litro è più del doppio rispetto alle omologhe bottiglie statunitensi (7 dollari) e addirittura il 5% in più al confronto con la media dei vini tricolori tradizionali.

Come rilevano le elaborazioni dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) su base NielsenIQ, tuttavia, se anche il vigneto è italiano il business è quasi sempre di aziende Usa che importano dall’Italia il prodotto finito ed etichettato per rivenderlo (pari all’80% del valore delle vendite). Un paradosso ancora più evidente, secondo Uiv, nel segmento zero alcol che oggi vale 62 milioni di dollari. E dove i (pochi) prodotti italiani a scaffale generano vendite per 4,5 mln (+39% sul 2022). Di questi, il 90% è imputabile a una sola azienda, americana, che acquista in Italia. “In pratica – spiega Uiv – il segmento no alcol direttamente gestito da imprese tricolori vale negli Usa meno di 500 mila dollari”.

Per le cantine italiane l’accesso al mercato dei dealcolati è ancora bloccato dalle leggi vigenti nel Belpaese, ma non in Europa. “Oggi per fare vini low alcol i produttori italiani hanno tre strade: utilizzare il vino come base per bevande aromatizzate, produrre vini da mosti parzialmente fermentati, oppure – in caso vogliano procedere con la dealcolazione – delegare il processo produttivo nei Paesi europei diretti competitor”, commenta il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti. “Da tempo Uiv sollecita un intervento normativo per disciplinare una produzione che l’Unione Europea ha autorizzato da più di due anni”.

Immagine generata con DALL.E

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