Assica/Radice: “Il sistema di etichettatura inglese? Un metodo grezzo di classificazione degli alimenti”

2013-10-09T17:39:05+02:0017 Luglio 2013 - 11:01|Categorie: Salumi|Tag: , , , |

Milano – “Il nuovo sistema inglese di etichettatura è un metodo grezzo di classificazione degli alimenti”. A parlare è Aldo Radice, condirettore di Assica. All’Associazione industriali delle carni e dei salumi, e non solo, non piace proprio il provvedimento approvato dal Regno Unito. E sono diverse le ragioni che rendono, di fatto, inadeguata la proposta, accettata dal governo inglese. Dallo scorso giugno, infatti, in base al contenuto di zuccheri, grassi e sali di un prodotto alimentare, lo stesso viene corredato di etichette differenti: verde, se il prodotto, per quel che riguarda i citati parametri, è adeguato; giallo se merita attenzione e rosso se è da considerare off limits. “Questo sistema presuppone che ogni alimento sia nutrizionalmente perfetto. Il che, invece, è sostanzialmente impossibile. Un’alimentazione è equilibrata nel momento in cui offre un mix dei vari elementi: la dieta mediterranea è esemplificativa proprio in questo senso. Tutto il suo valore sta nell’equilibrio garantito dal mix di alimenti che forniscono i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Certo, non è sano nutrirsi solo ed esclusivamente di un unico prodotto, sia che si tratti di salume sia che si tratti di piatti pronti, piuttosto che di dolci o formaggi. La proposta inglese è come se puntasse alla creazione di singoli ‘prodotti perfetti’”. Il che, chiaramente, li renderebbe ‘poco naturali’ (e molto probabilmento non molto appetibili). E’ ovvio che il nuovo sistema danneggia anche le importazioni di Made Italy. “Nel giro di tre anni entrerà in vigore un sistema unico di etichettatura nutrizionale a livello europeo. Purtroppo, questi provvedimenti nazionali sono solo ulteriori ostacoli alle esportazioni. Oltre a rappresentare costi aggiuntivi per i produttori (e quindi per i consumatori), che sarebbero costretti ad adeguare le proprie etichette in base al paese a cui vendono le loro referenze. Di questo fatto spesso si dimenticano anche le autorità italiane quando provano a introdurre obblighi di etichettatura non coordinati con la normativa comunitaria”.

Torna in cima