Cun suino vivo 10 agosto: terzo ‘non formulato’ dell’anno, il mercato chiede agli allevatori uno stop

2023-08-11T10:52:44+02:0011 Agosto 2023 - 10:30|Categorie: Carni, Mercato, Salumi|Tag: , |

Parma – Arriva, anche sulla quotazione del suino vivo, il terzo ‘non formulato’ dell’anno. Dopo quello del 26 gennaio, che aveva stoppato il ribasso invernale e dato avvio alla risalita del vivo oltre i 2,00 euro/Kg. E dopo quello del 20 aprile, che al contrario aveva stoppato l’aumento, culminato nell’allora record storico di 2,235 euro/Kg, dando il via a un lieve decremento durato fino a inizio giugno. Questa rottura tra allevatori e macellatori sembra un riflesso diretto di quanto accaduto venerdì scorso sui tagli freschi, quando l’industria ha fatto saltare il banco chiedendo un ribasso su tutte le voci.

A parte sporadiche eccezioni, dovute principalmente alla capacità di alcuni fornitori di costruire solide relazioni di partnership, la distribuzione sta facendo muro alla richieste di adeguamento dei listini; pertanto non è possibile tirare troppo la corda tra macellatori e trasformatori. A questo punto, è tutto il mercato a chiedere agli allevatori – che hanno visto crescere le quotazioni del 10,1% da inizio giugno – di fare uno sforzo.

E’ vero, si tratta di una categoria spesso bistrattata nei momenti sfavorevoli. Il maiale è arrivato a quotazioni quasi offensive: come gli 1,02 euro/Kg dell’11 giugno 2020, una ripicca e diretta conseguenza del crollo della domanda cinese post PSA; o gli 1,21 euro/Kg di gennaio 2021. Però ora i prezzi remunerativi, a causa della drastica diminuzione del numero di capi allevati (scelta di difesa rispetto all’aumento del costo dei mangimi), sono da mesi una realtà.

Il suino italiano (pesante Dop) ha superato gli 1,50 euro/Kg a giugno 2021, arrivando a 1,668 a fine anno. Ha avuto un rimbalzo negativo in inverno, arrivando a 1,404 a febbraio 2022. Da quel momento, la tendenza al rialzo è stata continua e senza grossi cedimenti: risuperati gli 1,60 euro/Kg a marzo, gli 1,70 ad aprile, gli 1,80 a luglio, gli 1,90 ad agosto e i 2,00 a settembre, gli allevatori hanno fatto segnare per la prima volta una media annua di 1,759 euro/Kg. E nel 2023, in cui soltanto a gennaio si è tornati sotto i 2,00 euro/kg, al momento la media è di 2,128 euro/Kg.

Il segnale dato ieri dalla Cun è chiaro, ma è davvero incredibile come, a turni alterni, tutti gli anelli della filiera siano così refrattari a meccanismi che diano maggiore stabilità ai prezzi. Ad agosto è stata avanzata la proposta di rendere le sedute della Cun mensili, opzione intelligente ma probabilmente insufficiente senza una reale volontà di tutti gli operatori di limitare i grossi scossoni, da qualsiasi parte arrivino.

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