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Francia: la storia degli accordi anti inflazione (1)

2023-08-28T09:01:34+02:0028 Agosto 2023 - 08:43|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

Parigi – Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato, giovedì 24 agosto, che questa settimana incontrerà nuovamente i rivenditori e i fornitori di generi alimentari per affrontare la questione dei prezzi dei prodotti alimentari, nell’ambito degli sforzi del governo per ripartire meglio il peso dell’inflazione tra i consumatori e le grandi aziende. Durante una conferenza stampa tenuta in Alta Savoia, Le Maire ha dichiarato: “L’inflazione ha iniziato a rallentare come avevamo previsto. La prossima settimana incontreremo i dettaglianti e i produttori di alimenti industriali per affrontare i problemi legati al costo della vita. Accelereremo il processo di riduzione del debito francese, che prevede decisioni difficili. Lo Stato deve dare il buon esempio riducendo la spesa pubblica. Confermo che metteremo fine ai tetti di prezzo del gas e dell’elettricità”.

Il coinvolgimento della filiera agroalimentare come soggetto attivo nella lotta all’inflazione risale in Francia allo scorso maggio, allorché il ministro dell’Economia aveva chiesto ai produttori di partecipare alla riduzione dei prezzi. Intervenendo al programma mattutino di France Info, Le Maire aveva stigmatizzato l’effetto della trattativa tra Grande Distribuzione e fornitori, che aveva portato a un aumento dei prezzi stimato tra il 9 e l’11%. “Il tasso di margine delle aziende agroalimentari è aumentato fortemente nei primi mesi del 2023. Hanno più che recuperato le perdite subite negli ultimi due anni”, aveva ricordato, chiedendo un’ “adesione volontaria” alla rinegoziazione dei prezzi. “Abbiamo bisogno che i produttori partecipino alla riduzione dei prezzi, per trasferire il calo dei prezzi all’ingrosso del grano e dei noli”.

Non tutte le aziende alimentari hanno però riaperto da subito le trattative coi distributori dopo che in Francia era calato il prezzo dei cereali. Tra coloro che hanno aderito immediatamente alle richieste di Le Maire ci sono Barilla (come ricordato a Rimini pochi giorni fa dal ministro Urso, leggi qui) e LDC, che commercializza polli di Loué, e che già il 24 maggio aveva annunciato alla stampa l’intenzione di abbassare i prezzi.

Vale la pena di ricordare la dichiarazione rilasciata in quell’occasione dal direttore generale Philippe Gélin: “Abbiamo ottenuto dai distributori un aumento del 40% dei nostri prezzi in due anni per compensare l’aumento di tutte le nostre spese. Abbasseremo i prezzi, ma non in questa proporzione, perché le nostre spese sono aumentate. D’altro canto, aumenteremo il livello delle promozioni al 30%, contro il 20% dell’ultimo esercizio”. Ma l’adesione iniziale è stata molto limitata. Non più di cinque o sei grandi gruppi.

Alla luce dell’inazione dei produttori, il ministero è passato di fatto alla coercizione, minacciando di tassare i produttori, dopo che a maggio i prodotti alimentari avevano registrato un incremento complessivo dei prezzi pari al 14,1%. Riuniti nuovamente i principali soggetti dell’industria alimentare, ed esibito lo spauracchio di un aumento della pressione fiscale, il 9 giugno Le Maire ha annunciato che i produttori si sono impegnati a ridurre, a partire da luglio, i prezzi di “diverse centinaia di prodotti” colpiti dall’esplosione dell’inflazione. L’entità dello sconto dei prodotti a scaffale, secondo l’accordo, avrebbe raggiunto in qualche caso il 10% del prezzo precedentemente applicato. I grandi produttori del settore agroalimentare hanno dovuto accettare anche l’indicizzazione anticipata, in modo che la riduzione potesse partire già da luglio, invece che dall’autunno. “La fiducia è buona, i controlli sono meglio. Se una di queste grandi multinazionali non sta al gioco, il suo nome sarà rivelato al pubblico”, ha avvertito il ministro, aggiungendo tuttavia di “fidarsi” degli industriali.

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