Sochi (Russia) – Mosca è irremovibile: niente accordi sul grano senza che l’Ue prenda in considerazione le richieste russe di fermare le restrizioni sull’export. Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha incontrato, il 4 settembre, il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, in Russia. Dopo che bombe russe sono cadute, la notte precedente, su depositi e infrastrutture del porto di Izmail (Ucraina).
Un punto centrale della discussione sono stati gli accordi sul grano, dai quali la Russia si è ritirata a luglio. La linea di Putin a riguardo non sembra minimamente variata: “I Paesi occidentali ci hanno costretto ad accettarli”, sostiene il presidente russo, “imbrogliandoci sulla loro motivazione umanitaria. Ma saremo pronti a considerare la possibilità di riattivare l’accordo non appena si realizzeranno tutte le intese previste per l’abolizione delle restrizioni all’export della produzione agricola russa”.
Intanto Putin ha dichiarato la sua disponibilità a inviare 25-50mila tonnellate di grano gratuitamente a sei Paesi africani. Non solo: ha descritto un progetto per fornire a prezzi agevolati un milione di tonnellate di grano, poi trasformato in farina in Turchia e offerto a Paesi bisognosi con il sostegno finanziario del Qatar. La Russia avrebbe a disposizione 60 milioni di tonnellate di grano per l’export, secondo le dichiarazioni del presidente russo.
Insomma, la Russia sembra interessata a offrire alternative ai Paesi che prima dipendevano fortemente dal grano che partiva o passava per l’Ucraina. Tra questi l’Egitto, che ha stretto un accordo con Mosca per l’acquisto di 480mila tonnellate di grano a 270 dollari a tonnellata: un prezzo inferiore rispetto a quelli offerti nelle aste tradizionali.