Ucraina, le multinazionali dell’alimentare sospendono la produzione nel Paese

2022-03-02T10:17:11+02:001 Marzo 2022 - 11:38|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

Kiev (Ucraina) – Con l’aggravarsi della situazione in Ucraina, numerose multinazionali del settore alimentare hanno annunciato la sospensione della produzione nei propri stabilimenti nel Paese. A rivelarlo sono le stesse aziende, tramite portavoce o i canali social. Tra queste figura Carlsberg, secondo produttore di birra in Ucraina con una quota di mercato del 31%, che ha fermato le operazioni in due poli situati a Kiev e nella città meridionale di Zaporizhzhya. Un portavoce ha dichiarato a Reuters che sono state prese “diverse iniziative in Ucraina con l’obiettivo di prendersi cura della sicurezza dei dipendenti”. Stop anche per Coca Cola Hbc, azienda che si occupa dell’imbottigliamento della bevanda, che ha chiuso il suo stabilimento in Ucraina, e ha chiesto al personale di rimanere a casa. “Terremo sotto controllo l’evolversi della situazione”, ha detto a Reuters un portavoce della società. Stessa decisione per Mondelez, che già la scorsa settimana dichiarava di voler chiudere i propri impianti per evitare rischi per i dipendenti. “Assicurarsi che quelle persone siano al sicuro è la preoccupazione numero uno”, aveva detto il Ceo Dirk Van de Put a Reuters. Non ultima, anche Nestlé ha “temporaneamente chiuso” le sue fabbriche, i magazzini e la catena di approvvigionamento in Ucraina, raccomandando ai dipendenti di rimanere a casa. “Continueremo a servire la popolazione locale e abbiamo piani di emergenza per garantire il riavvio della fornitura dei nostri prodotti non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno”, dichiara l’azienda. Alla lista si sono, infine, aggiunte nelle ore successive Danone e Bonduelle. La prima ha fatto sapere di aver deciso di chiudere uno dei suoi due impianti di produzione in Ucraina, dove realizza latticini e prodotti su base vegetale. Bonduelle, invece, non possiede impianti nel Paese, ma ne ha bene tre in Russia di cui uno vicino al confine con l’Ucraina, a Belgorod: è qui che l’azienda ha scelto di fermare temporaneamente la produzione per salvaguardare i dipendenti.

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