Anche Carrefour, nel suo piccolo, s’incazza

2024-01-26T10:19:38+02:0026 Gennaio 2024 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

La catena francese ha ingaggiato un braccio di ferro con PepsiCo. Nei suoi punti vendita, in Francia come in Italia, non ci sono più i prodotti della multinazionale. Con un bel cartello: “Non vendiamo più questa marca a causa di un aumento inaccettabile dei prezzi d’acquisto”. 

Di Angelo Frigerio

In Francia, ma anche in Italia, è in atto un pesante braccio di ferro fra industria alimentare e distribuzione. Soprattutto le multinazionali, per andare incontro agli aumenti dei prezzi di utilities e materie prime, hanno alzato i listini in misura considerevole. Non solo: hanno cominciato a sgrammare (ridurre il peso) i prodotti, con un conseguente aumento del loro prezzo al chilo. Ma le catene se ne sono accorte…

Tutto inizia lo scorso settembre. Il Ceo di Carrefour, Alexandre Bompard, in un post su X/Twitter il 6 settembre, scrive: “Stop alla shrinkflation! (sgrammatura)” con un link a un suo intervento al programma televisivo C dans l’air. Subito passando dalle parole ai fatti: dall’11 settembre, sugli scaffali di Carrefour France vengono apposti talloncini con un’etichetta arancione in corrispondenza di alcuni prodotti. L’obiettivo è proprio quello di informare i consumatori che tali referenze sono state colpite da shrinkflation, quindi vengono vendute in una confezione con un minor quantitativo di prodotto, ma allo stesso prezzo di prima, o in alcuni casi addirittura maggiore.

Tutto legale, intendiamoci, ma il rischio è quello di ‘ingannare’ i consumatori: “Questo prodotto ha visto diminuire il suo peso e aumentare il prezzo praticato dal nostro fornitore”, si legge sulle etichette arancioni. L’insegna dichiara poi che “si impegna a rinegoziare questo prezzo”. Tra i prodotti segnalati in Francia, ci sono le capsule di caffè Nestlé, le patatine Lay’s e il tè freddo a marchio Lipton (entrambi di PepsiCo), la Viennetta di Unilever. Il clima si surriscalda. Le multinazionali non ci stanno. E presentano, verso fine anno, i loro listini aumentati in maniera significativa. Immediata la reazione di Carrefour.

Con un comunicato stampa del 3 gennaio, la catena francese comunica che: “Smetterà di vendere i prodotti dei marchi posseduti dalla multinazionale alimentare PepsiCo, che comprendono le bibite Pepsi e le patatine Lay’s, a causa dell’aumento inaccettabile dei loro prezzi”. Non solo: sugli scaffali dei punti di vendita Carrefour compaiono dei cartelli per segnalare ai consumatori che il supermercato smetterà di vendere questi prodotti con la relativa spiegazione.

Anche la catena E.Leclerc, in un primo tempo, comunica che adotterà la stessa strategia. Salvo poi tornare indietro. Proprio il direttore generale della catena, Michel Edouard Leclerc in una intervista televisiva, si mostra conciliante: “Continuo a vendere Pepsi, non dispero di vincere la battaglia sui prezzi. Ci arriveremo”. I produttori, sempre secondo Leclerc, “sono diventati più ragionevoli” a fronte delle richieste della distribuzione. L’inflazione alimentare, pari al 21% in due anni, dovrebbe ritornare al tasso medio di inflazione francese. Per il 2024 avremo tra il 2,5 e il 3%. Sarebbe una grande vittoria”.

E in Italia? Qui il braccio di ferro rimane circoscritto fra Carrefour e PepsiCo Beverages Italia. Dopo la decisione di Carrefour France di bloccare la vendita di prodotti PepsiCo, anche la sussidiaria italiana della catena ha deciso di mettere al bando le bibite Pepsi e le patatine Lay’s. Il motivo? “L’aumento inaccettabile” dei listini proposti a fine 2023. Abbiamo voluto verificare la notizia e così ci siamo recati nel grande Carrefour di Paderno Dugnano, in provincia di Milano. Come si può notare dalle foto la catena è andata giù pesante. Gli scaffali dov’erano posizionati i prodotti PepsiCo sono vuoti. Al posto del prezzo, un cartellino in rosso spiega che: “Non vendiamo più questa marca a causa di un aumento inaccettabile dei prezzi d’acquisto. Ci scusiamo per il disagio causato. Carrefour si impegna a ridurre i prezzi”. La ‘serrata’ dura da alcune settimane. Fino a quando?

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