Cellie: “Nasce una piattaforma unica per l’agroalimentare italiano”

2023-03-10T11:34:18+02:0010 Marzo 2023 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, Fiere, in evidenza|Tag: , , |

Lo storico accordo fra le due fiere, Parma e Milano. L’idea, gli ostacoli e l’operatività. Il nuovo calendario di Cibus e Tuttofood. Intervista all’amministratore delegato di Fiere Parma. 

Di Angelo Frigerio

Finalmente! Con un annuncio ufficiale si è conclusa ieri la lunga maratona che ha portato Fiere Parma e Fiera Milano a un accordo storico che sancisce l’unione fra le più importanti manifestazioni del comparto alimentare in Italia: Cibus e Tuttofood. Da sempre il nostro Gruppo editoriale, unico nel panorama dei media, ha sollecitato e sostenuto dall’esterno l’iniziativa. Per questo la consideriamo anche una nostra vittoria. Il promotore e artefice è stato Antonio Cellie, ad di Fiere Parma. Ecco cosa ci ha spiegato, al di là delle comunicazioni ufficiali.

Quando è nata l’idea di questo accordo?

Nell’estate del 2020.

È nato anche sotto la sollecitazione dell’industria?

Anche, ma il progetto è stato prima adottato e poi sponsorizzato dai principali azionisti di Milano e di Parma, rispettivamente Fondazione Fiera Milano e Crédit Agricole. La convergenza industriale era ovvia ma quella sulla governance tutt’altro che scontata.

Gli ostacoli maggiori?

Portare a bordo tutti gli altri. C’era molta diffidenza sul progetto. A Milano la paura di perdere l’ownership di Tuttofood e a Parma che ci defocalizzassimo da Cibus. Per fortuna ai vertici degli azionisti di cui sopra ci sono persone che di fiere ne capiscono [Enrico Pazzali e Giampiero Maioli, ndr] che ci hanno aiutato a dissipare dubbi e smarcare gli ostacoli tecnici e burocratici rappresentando agli stakeholder gli enormi vantaggi dell’operazione per tutti i soggetti coinvolti. Che, nel mondo delle fiere, sono tanti. Anche al di fuori dell’azionariato.

Un’operazione complessa…

Molto complessa: conferire un ramo sotto forma di aumento di capitale ‘in natura’ non si era mai fatto nel settore fieristico. Basti pensare alla valutazione di una fiera (con tante manifestazioni e un quartiere) rispetto ad un evento fieristico (da organizzarsi in un determinato luogo). Ci hanno aiutato – pazientemente – gli advisor (Deloitte e Kpmg), i consulenti legali (gli avvocati Martellacci, Mileni e Mora) e i periti (Mazars e Furlotti). Abbiamo ‘messo a terra’ un accordo che rappresenta una best practice anche per altri organizzatori e quartieri che vogliano costruire alleanze a geometria variabile ma focalizzate su determinati temi e ambiti verticali o orizzontali.

Quali gli obiettivi dell’accordo?

L’operazione ha raggiunto due obiettivi. Il primo è di creare una piattaforma unica dell’agroalimentare italiano in grado di competere a livello internazionale. Il secondo di consolidare la guida privata in Fiere Parma. Va riconosciuta ai soci pubblici (Comune, Provincia e Regione) la loro disponibilità – pur a fronte di solide garanzie – ad andare ‘formalmente’ in minoranza dimostrando una pragmaticità encomiabile. Si è privilegiata un’operazione che contribuirà ad arricchire ulteriormente un’economia florida come quella che ruota attorno alla città. La Parma laica dei Comuni esiste ancora.

Da quando è operativo l’accordo?

Da adesso.

Ci saranno dei cambiamenti nei prossimi Cibus Connecting e Tuttofood?

Nessun cambiamento. È chiaro che sin da oggi lavoreremo in sinergia per creare un calendario strategico e consensus per i prossimi anni.

A proposito di calendario. Cosa succederà il prossimo anno?

Francamente non lo so ancora. Ci sono delle ipotesi allo studio ma niente di definitivo. Però possiamo già affermare che in Italia ci sarà una grande fiera internazionale la prima settimana di maggio. Per cui è meglio non prendere impegni per il primo semestre… [ride].

Ritorniamo alle ipotesi…

Puntare subito su Tuttofood nel 2024 a maggio o ottobre. Oppure lasciare tutto come adesso fino a maggio 2025 e puntare a una grande doppietta nel 2026 con Cibus a marzo e Tuttofood a ottobre. Tutto dipenderà dal mercato che ascoltiamo religiosamente e che sapremo quindi interpretare al momento giusto. Senza bruciare opportunità per eccesso di fretta o ansia da prestazione. Le fiere hanno tempi lunghi. Questo accordo ha impiegato diversi anni per nascere, ora diamogli i tempi per maturare.

Quindi?

Siamo a marzo 2023; forse ci serve un biennio di ‘assestamento’ per fare un grande Tuttofood nell’ottobre del 2026.

Ci sarà sempre, a regime, un Cibus a maggio e un Tuttofood a ottobre?

A tendere sarà: Cibus negli anni dispari a maggio e Tuttofood in quelli pari a maggio o ottobre. In quest’ultimo caso vive l’ipotesi di un Cibus Connect a marzo sempre nell’anno pari.

A livello di struttura, commerciale e organizzativa, cosa cambierà?

Nulla, tutto il team di Tuttofood continuerà a operare da Milano negli attuali uffici, con gli stessi contratti, ma dipenderà funzionalmente da noi … anzi da me [ride]. Paola Sarco e Riccardo Caravita (rispettivamente exhibition manager di Tuttofood e brand manager di Cibus) si divideranno top account e geografie, e tutte le risorse – a seconda della loro seniority – saranno progressivamente specializzate per categorie e progetti. Il nostro modello di business, come tu sai bene, non è vendere metri quadri ma opportunità e relazioni di business. Per farlo devi conoscere le regole del category e dell’export. Anche i più giovani da noi sono a tutti gli effetti dei junior trade marketing. Questo è il nostro vero vantaggio rispetto a tutte le altre fiere. Sono certo che questo approccio, come è stato capito e apprezzato dagli espositori italiani, risulterà piacevolmente sorprendente anche per gli stranieri.

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