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“Che fai? Mi cacci?”

2023-07-14T10:55:40+02:0014 Luglio 2023 - 12:00|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|

Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, mette alla porta l’antropologo Franco La Cecla. ‘Colpevole’ di aver esposto il proprio pensiero (diverso) sulla carne sintetica.

22 aprile 2010: presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma si celebra lo strappo tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. “Che fai? Mi cacci?”, sbotta Gianfranco Fini. È l’epoca del Popolo della libertà (Pdl), formazione di centrodestra nata dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale. Berlusconi è alla guida del suo quarto governo. È sostenuto da un’ampia maggioranza, Lega compresa. Fini è il presidente della Camera, ma la sua personalità mal si concilia con quella del Cavaliere. Il malcontento fra i due c’è ma rimane nascosto. Fino a quella celebre espressione: “Che fai? Mi cacci?”,”di Gianfranco Fini. È la fine di un’alleanza.

La scena si ripete, in modo molto diverso, a Palermo nei giorni scorsi. E coinvolge l’antropologo Franco La Cecla e Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti. La ‘cacciata’ dal palco e i relativi commenti li trovate sulla rivista Micromega (leggi qui). Franco La Cecla è un professore universitario che ha scritto diversi libri. Viene contattato da Coldiretti per intervenire a un forum, in programma nel capoluogo siciliano, con oggetto uno dei temi oggi più cari all’associazione: il cibo sintetico.

La Cecla giunge quindi in una Palermo dipinta di giallo e assiste agli interventi di personalità quali il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e naturalmente il padrone di casa, il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, “che fa una diatriba molto articolata sui pericoli del cibo sintetico e sul significato della carne sintetica come minaccia a un’idea fondamentale di rapporto con la natura”, spiega l’antropologo, che prende dunque la parola. “Quando intervengo cerco di sottolineare il fatto che la Coldiretti può con la sua taglia e la sua influenza fare davvero la differenza nel contribuire a una svolta di eco-sostenibilità nel nostro Paese. Osservo però anche che, per essere credibili nel contestare la carne sintetica, è importante che ci sia una conversione dell’industria zootecnica a dimensioni più gestibili, a un rapporto da piccola e media impresa che consenta una gestione meno da catena di montaggio e più da fattoria, dove gli animali conducano una vita degna e dove il grande carico del bestiame non pesi sull’ambiente circostante”.

La Cecla porta a supporto alcuni dati sulle responsabilità ambientali degli allevamenti intensivi. “Dico delle cose che sono note a tutti, perfino ovvie”, spiega l’antropologo, che tuttavia a fine intervento viene richiamato all’ordine proprio da Gesmundo. “Quando arrivo vicino a lui, mi prende per un braccio e mi dice: ‘Lei come si permette, qui, di dire queste cose? Se fosse a una riunione di partito l’avrebbero cacciata mentre parlava: prenderò le giuste misure contro chi l’ha invitata. Intanto se ne vada immediatamente’”.

L’antropologo si prende così il bel servito e ne rimane, comprensibilmente, turbato. “Non me l’aspettavo, non credevo che essere chiamato a un dibattito a dire la propria significasse un’offesa così profonda all’onore di una organizzazione: non pensavo, non penso nemmeno adesso che questo atteggiamento faccia del bene all’agricoltura italiana e alla sua trasformazione in vista degli obiettivi europei. Non credevo soprattutto che una così grande e importante organizzazione praticasse lo sport sempre più diffuso del
greenwashing: attacchiamo un obiettivo glamour come la carne sintetica per nascondere il nostro ritardo nel non aver capito che il mondo deve cambiare o finiamo male tutti, umanità, animali, e sicurezza alimentare”.

Il commento di Angelo Frigerio

Non sono un fan del dottor La Cecla. Divergo su alcune sue posizioni. Nutro dubbi e perplessità sulla carne sintetica. Come pure sulla diminuzione drastica degli allevamenti. Altrettanto sulla transizione ecologica. Reputo ad esempio che lo stop alle auto a combustione termica, imposto dalla Ue nel 2030, sia una gran cazzata. Non mi è piaciuta nemmeno la deriva ideologica nel suo intervento. Precisato questo, la cacciata dal palco della Coldiretti di Palermo è un atto rimarchevole. Il dottor La Cecla non ha parlato con termini ‘sgarbiani’. Ha espresso le sue opinioni in modo sereno. Se non condivise, andava aperto un dibattito sul palco. Senza censure, o peggio, scenette da satrapo di provincia… La censura, in questi casi, lascia il tempo che trova. Lasciamola a paesi come la Russia, l’Iran e altri ancora. Al contrario, il confronto fra posizioni diverse è arricchente. Fa bene a tutti.

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