Ismea: produzione di carne suina in calo del 5,1% nei primi 10 mesi. Soffre il prosciutto di Parma (-10,6% a volume e -5,9% a valore)

2022-12-14T12:55:53+02:0013 Dicembre 2022 - 14:00|Categorie: Carni, in evidenza, Salumi|Tag: , , |

Roma – Ismea fotografa il mercato suinicolo italiano e globale in un dettagliato report pubblicato nei giorni scorsi. Nel 2022 il mercato suinicolo mondiale è caratterizzato da una carenza di offerta, a causa della Peste suina e degli elevati costi di allevamento, e da una conseguente spinta al rialzo dei prezzi della carne suina. La produzione di carne suina in Europa è infatti calata del 4,6% nei primi otto mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e la contrazione delle macellazioni ha interessato in maniera significativa tutti i principali paesi produttori, fatta eccezione per la Spagna. I prezzi della carne suina nell’Ue sono rapidamente aumentati a partire dal mese di febbraio, raggiungendo livelli record a ottobre (+50% su base annua).

Nei primi dieci mesi dell’anno in Italia sono stati complessivamente macellati quasi 9 milioni di capi (di cui circa il 75% per il circuito Dop), facendo registrare un calo produttivo del 5,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (478mila capi in meno). Anche nel 2022 il mercato nazionale conferma l’andamento crescente dei prezzi iniziato nell’estate 2021, sia nella fase all’origine che in quella all’ingrosso. In particolare, nel mese di ottobre, le variazioni su base annua dei prezzi registrano: +36% per i suini pesanti destinati al circuito tutelato; +24% per le cosce fresche destinate al circuito tutelato; +47% per il lombo taglio Padova destinato al consumo fresco.

Nei primi otto mesi del 2022 si è registrato poi un significativo peggioramento del saldo della bilancia commerciale del settore suinicolo italiano, come conseguenza di un aumento delle importazioni (+17,6% in valore) ben più accelerato rispetto alle esportazioni (+2% in valore). La minore offerta interna ha dato impulso soprattutto alle forniture estere di carni suine fresche, mentre sulla performance estera dei salumi italiani sta pesando il rallentamento della domanda tedesca. Sul fronte interno, in ragione di una generalizzata spinta inflazionistica, la carne suina è l’unica tra le carni a registrare un aumento dei volumi di acquisto (+4,6% nei primi nove mesi del 2022), grazie a un prezzo finale più conveniente rispetto ad altri segmenti come le carni bianche e il bovino. Lieve aumento anche gli acquisti di salumi (+0,4% in volume), soprattutto dei prodotti caratterizzati da un prezzo più contenuto. In sofferenza il segmento Dop (-10,6% in volume per il Prosciutto di Parma). In prospettiva, conclude il report, i costi di produzione elevati, solo in parte compensati dai maggiori ricavi, potrebbero continuare a incidere nei prossimi mesi sulle scelte di riduzione del patrimonio zootecnico da parte degli allevatori nazionali. L’aumento dei prezzi delle materie prime sta influendo anche sulla fiducia degli operatori dell’industria che prevedono una chiusura di anno segnata da un peggioramento in volume, soprattutto per i prodotti di fascia alta.

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